Inaugurata a Boston la Biocell Center Corporation PRIMATO LOMBARDO nelle STAMINALI AMNIOTICHE

BOSTON (USA) – 24 ottobre – La notizia è di quelle cui non siamo troppo spesso abituati: ovvero la ricerca scientifica italiana, le sue competenze e le sue scoperte, per una volta arrivano prima dell’America e osano addirittura “sfidare” il grande gigante a stelle e strisce a Boston , cuore della tecnologia e dell’innovazione made in Usa. Infatti è proprio qui che oggi, al 200 Boston Avenue, Medford, MA, ha aperto i battenti la Biocell Center Corporation (www.biocellcenter.com). Il primo centro d’America in cui raccogliere e crioconservare le staminali prelevate da liquido amniotico è un “prodotto” del made in Italy.

Quattrocento metri quadrati su un unico piano, in cui l’esperienza della Biocell Center italiana (www.biocellcenter.it) e svizzera (www.biocell-lugano.ch) in materia di crioconservazione delle cellule staminali prelevate da liquido amniotico, trova ora applicazione. Da questo momento anche l’America, grazie alla Biocell Center Corporation, potrà disporre di un centro in cui raccogliere e crioconservare le staminali amniotiche prelevate durante l’amniocentesi, tecnica che non comporta alcuna variazione del metodo consueto di effettuazione dell’esame diagnostico e pertanto eseguibile senza rischi, né particolari complicazioni da ogni ginecologo.

Quella di oggi è una giornata di grande soddisfazione e orgoglio per il Professor Giuseppe Simoni – direttore scientifico della Biocell Center, già docente di Genetica all’Università di Milano – che dal 1969 si è dedicato alle ricerche sulle cellule amniotiche e il cui metodo di crioconservazione oggi sbarca anche Oltreoceano. «Per anni e anni – racconta il Professor Simoni – ho visto e studiato da vicino il liquido amniotico. Possiamo dire che ho speso una vita a cercare di sapere di tutto e di più su questo tipo di materiale fetale. Per ovvie esigenze, occupandomi di diagnosi prenatale ero “costretto” a conservare parte del liquido amniotico utilizzato per le amniocentesi, in caso si presentasse la necessità di ripetere l’esame. E quindi diciamo che mi capitava di scongelare i campioni di liquido, per poi ricongelarli di nuovo. Finché mi resi conto che dopo tali passaggi le loro caratteristiche non variavano minimamente. Da lì l’illuminazione: perché non conservarli in azoto liquido e, in caso di necessità utilizzarli di nuovo?».

Oggi quell’intuizione, dopo aver ottenuto riconoscimenti scientifici nazionali e internazionali e aver trovato applicazione pratica nei laboratori italiani di Biocell Center, può vantare il primato anche in America. «Ed è proprio dagli Stati Uniti – sottolinea Simoni – che ci è stato chiesto, sia per esigenze di carattere scientifico, che di mercato, di aprire una nostra struttura». La Biocell Corporation è infatti la prima Oltreoceano in cui sarà possibile crioconservare le cellule staminali prelevate da liquido amniotico di tutte quelle mamme che, per altri motivi, hanno deciso di sottoporsi all’amniocentesi. «Soltanto 3 cc di liquido amniotico che solitamente vengono eliminati – prosegue Simoni – per stipulare un’assicurazione sulla vita dei nostri figli e non solo. Tali cellule, infatti possono essere utilizzate sia dal legittimo “proprietario” ma anche dai suoi familiari, a seconda del grado di compatibilità».
In 3 cc di liquido amniotico ci sono dalle 20mila alle 30mila cellule, particolarmente attive e giovani in grado di riprodursi fino a 250 volte, senza subire alcuna variazione. Le cellule staminali da cordone ombelicale invece sono già differenziate in cellule ematopoietiche e hanno un basso grado di proliferazione, una due volte al massimo. «La mia più forte speranza – conclude il professor Simoni – è che si possa sviluppare al più presto una medicina fetale che non impiega farmaci di sintesi, ma cellule. In farmacologia ormai le possibilità sono relegate a una diversa combinazione delle molecole, con le staminali invece ognuno di noi può avere una cura ad hoc, che è un po’ come indossare un vestito tagliato su misura e non realizzato in serie».

«Una volta raggiunti i laboratori della Biocell Center Corporation – spiega Renato Colognato, responsabile Ricerca e Sviluppo – il campione di cellule viene trattato, sono eseguiti i controlli di sterilità e preparato al congelamento ad una temperatura di -196° in contenitori di azoto liquido, dove rimane conservato per 19 anni. Dopodiché il contratto passa nelle mani del figlio/a divenuto a quel punto maggiorenne e libero di decidere se proseguire o meno nella scelta fatta dalla madre a suo tempo. «Conservarle – prosegue il dottor Colognato – rappresenta sicuramente un investimento per un futuro non così lontano. La scienza in tal senso sta facendo passi da gigante. Nonostante non vi siano al momento applicazioni diffuse, se non nella chirurgia ricostruttiva, sono in corso numerosi protocolli e studi clinici autorizzati, con risultati che ci fanno ben sperare».
Non dimentichiamo, ad esempio, che queste cellule sono altamente indifferenziate e quindi in grado di dare origine a molti tessuti, da quello osseo, a quello adiposo, a quello nervoso e a tanti altri. Rappresentando così una speranza anche per la cura di malattie degenerative quali ad esempio l’alzheimer e il parkinson. «La nuova frontiera – conclude il dottor Colognato – sta proprio nel passare da una terapia di tipo farmacologico a una di tipo cellulare».

A sancire l’importanza dell’evento anche il saluto, attraverso un video, del governatore lombardo Roberto Formigoni, a tutta la comunità scientifica. «È un onore poter presentare – dice Formigoni – a Boston le strategie di un’azienda lombarda che ha deciso di aprire una filiale negli Stati Uniti d’America, sviluppando la propria attività in una delle capitali dell’innovazione. Il Governo lombardo guarda con interesse ai nuovi passi compiuti da Biocell Center che, seppur giovane, sta dimostrando grande spirito imprenditoriale in un ambito ancora da esplorare come quello della conservazione e dell’utilizzo delle cellule da liquido amniotico. Rinnovo quindi il plauso di Regione Lombardia alla partnership tra Biocell e le Istituzioni del Massachussets: possa questo centro rafforzare la collaborazione tra la comunità scientifica italiana e quella statunitense, facendo progredire la ricerca scientifica per il bene di tutti».

Quella della Biocell Center Corporation è una vera sfida in termini scientifici, una scommessa sulle potenzialità che il patrimonio biologico di ciascuna futura mamma, possano presto tramutarsi in applicazioni pratiche. A tal proposito è chiara intenzione della neonata struttura avviare progetti di ricerca e collaborazione con le università e gli ospedali degli Stati Uniti. Un esempio è l’accordo di ricerca già siglato fra Biocell Center e l’Harvard Medical School, dipartimento di Oftalmologia, sulla terapia cellulare per degenerazioni retiniche con cellule staminali da liquido amniotico. Obiettivo primario del progetto è quello di differenziare le cellule staminali da liquido amniotico in cellule di origine retinica, quali ad esempio l’epitelio pigmentato retinico o di fotorecettori, e successivamente verificare, attraverso uno studio pilota, la loro applicazione e funzionalità su modelli murini di patologie collegate a degenerazioni retiniche.

«Siamo fiduciosi – chiosa l’Ad, Dottoressa Kate Torchilin, dall’alto della sua pluridecennale esperienza nel management di industrie statunitensi a carattere scientifico – che l’idea della Biocell Center Corporation incontrerà i favori del popolo americano, storicamente aperto al nuovo e alle sfide, permettendo così di creare una perfetta sinergia, in cui la scelta di ciascuna mamma di pensare alla salute del proprio figlio, servirà anche a far progredire la ricerca scientifica per il bene di tutti. Quale futura mamma, avendo a cuore che il proprio figlio nasca sano, e si mantenga tale più a lungo possibile, direbbe di no a stipulare per lui una sorta di “assicurazione biologica” conservando le cellule staminali del liquido amniotico? Io credo nessuna, soprattutto se farlo non comporta danni, né per se stessa, né per il nascituro».

Affinché il processo di crioconservazione avvenga garantendo la sterilità operativa richiesta nelle Buone Pratiche di Produzione (GMP- Good Manufacturing Practice), Biocell ha sviluppato un protocollo operativo che si avvale di un macchinario, l’isolatore – realizzato in rapporto di esclusiva con la Sintetica di Mendrisio (www.sintetica.com) – che garantisce il massimo grado di sterilità durante la fase di estrazione e coltura delle staminali amniotiche. «Le accortezze progettuali – illustra l’ingegner Augusto Mitilieri, Direttore generale di Sintetica – hanno permesso di realizzare un dispositivo di assoluto isolamento dall’esterno, aumentando il grado di sicurezza della contaminazione microbiologica del campione stesso, grado molto superiore a quello identificato nelle Clean Room (Camere Bianche). La partneship con Biocell rappresenta per noi un’opportunità molto interessante tanto che l’azienda crede che quello che presentiamo oggi potrà essere il primo di una serie standardizzata di isolatori da esportare in tutto il mondo e che serviranno per il trattamento delle cellule staminali. Tutto è stato realizzato grazie alla partnership con Biocell che, su sue precise indicazioni, ci ha permesso di realizzare un isolatore specifico per la crioconservazione delle staminali prelevate da liquido amniotico».

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